Un anziano aborigeno australiano vede la morte in un modo davvero penoso. Il suo assassino è un australiano – non aborigeno – le cui basi culturali poggiano sul concetto dello sterminio degli aborigeni. La teoria – se così si può chiamare – dello sterminio oggigiorno pare essere piuttosto in voga e non soltanto in Australia. Corbellerie simili si sentono spesso e volentieri anche in Europa ovverosia nella patria del giacobinismo. Nel Vecchio Continente circolano pensieri a dir poco criminali fondati sullo sterminio di varie categorie di persone; v’è chi desidera sterminare l’uomo bianco, v’è chi desidera sterminare i fedeli cattolici, v’è chi desidera sterminare coloro che aderiscono alle chiese cristiane orientali, qualcuno ha in mente di sterminare gli anziani, altri invece teorizzano lo sterminio dei malati terminali, altri ancóra inventano di sana pianta categorie astratte da mandare al macello. Può succedere che dall’astrazione del pensiero qualche folle delinquente passi alla concretizzazione dell’atto. Ecco che a Sydney l’atto si concretizza e un signore australiano con discendenze britanniche sequestra per la strada un aborigeno, lo conduce con la forza a casa propria e… il gioco è fatto. Gli lega le mani e le caviglie dopodiché gli posiziona quattro petardi – peraltro costruiti artigianalmente – in bocca e dà fuoco alla miccia degli stessi. Quattro petardi che esplodono nella bocca di un uomo sono qualcosa di devastante e infatti il povero aborigeno muore. In questa brutta storia v’è però un mistero: l’assassino dove ha occultato il cadavere?